di Cecilia Salizzoni
«Che ne è del mondo infantile oggi?» la domanda arriva da un lettore che la settimana scorsa ha guardato il programma Chi ha incastrato Peter Pan? in onda su Canale 5, dove la “volpe” Bonolis e il “gatto” Laurenti giocano a metter di fronte al mondo adulto pinocchietti tra i 4 e gli 8 anni per vedere cosa salta fuori. E salta fuori di tutto, tra il divertimento del pubblico in sala e quello a casa.
Sulla scorta del pensatore svizzero Max Picard che già nel 1955 poneva il problema dell’adultizzazione precoce dei bambini, Mauro Stenico (Fornace) chiede: «Stiamo permettendo ai bambini di vivere nel loro regno in attesa che diventino adulti, oppure li stiamo forzando ad uscire dal fiabesco, dal magico per porli subito in un mondo ‘ quello adulto ‘ al quale essi ancora non appartengono? I programmi televisivi serali, i film, le immagini porno-echeggianti che spesso vediamo nei telegiornali, nelle pubblicità… tutto questo quali conseguenze ha sui bambini?». Una domanda più che motivata, benché siano almeno 40 anni che Peter Pan vien spinto fuori dai giardini di Kensington con la scusa della considerazione per l’infanzia, e poi viene piantato sulla strada.
Dal punto di vista di chi cura questa rubrica e che aveva analizzato la questione alla prima edizione dello show, il problema si prospetta invariato (come il programma): perché 10 anni dopo, lo spettacolo richiama ancora 6-7 milioni di spettatori a puntata? E perché le domande delle famiglie per far partecipare i propri pargoli sono state più di cinquemila?
Com’è possibile far comprendere ad adulti troppo occupati il peso che le immagini e le narrazioni per immagini hanno nella costruzione dell’identità e sull’anima dei ragazzi? Anche dalla lettera, la soglia di attenzione sembra sempre quella del sesso, ma il problema sta a monte: nella strumentalizzazione dei minori, a partire dalla tv dei ragazzi commerciale, per procedere con la pubblicità tout-court, che si serve dei piccoli per indurre alla spesa i genitori e fabbricare un mondo di consumatori.
Intanto costruiamo ragazzi condannati a restare inchiodati a terra, con l’anima piena di bisogni materiali di nessun conto: ragazzi che non si sognano di alzare gli occhi dalla strada, perché a cosa servirebbe? ragazze il cui unico volo è quello alto tre metri sopra non si sa cosa, che fanno coi libri e i film di Moccia (lo diciamo mentre esce in sala l’ultimo film del “pifferaio” di Media-Hamelin che trascinerà in sala stuoli di tredicenni…)
Chi lo dice a queste ragazzine che è infinitamente più vero e autentico l’amore quotidiano, impacciato e poco attraente esteticamente ma che dura tutta la vita e va oltre, di Carl e Ellie nel film d’animazione Up? Chi convince i genitori che a 13 anni è più opportuno e sano vedere un cartoon come questo, che i film di Moccia?
Tra l’altro anche in Up c’è un bambino di otto anni, uno di quei bambini tondi e goffi e teneri che ancora non sono scesi dalla luna, insomma un bambino vero. Ma di lui si prende cura un nonno.
