Il papà di Giovanna

Per troppo amore

di Michela Grazzi

 

Bologna 1938. Un’Italia in pieno Ventennio, ma non è importante. Non lo è per la storia raccontata. Non lo è per i protagonisti, alle prese con tutt’altre faccende. Il fascismo, la politica, entra di striscio nella vicenda di Michele Casali, papà di Giovanna.

Pupi Avati colloca in questa epoca un racconto che vuole essere solo famigliare, in cui il dramma ha il sopravvento su ogni cosa e poco importa quello che succede tutt’attorno. Si parla dunque di famiglia, tema protagonista all’ultimo Festival di Venezia. Per Pupi Avati non è una novità; come non lo è disegnare sullo schermo figure di padri. Ma se nella commedia del 2006, La cena per farli conoscere, Diego Abatantuono era un padre decisamente assente e immaturo, qui siamo all’opposto. Un immenso Silvio Orlando (che si conferma ripartendo dal Lido con la Coppa Volpi) presta il volto a Michele Casali, padre amorevole, fin troppo presente e protettivo. Un ordinario professore d’arte in un liceo, che ha come unico scopo delle sue giornate fare felice la figlia Giovanna, adolescente particolarmente timida ed introversa.

La sua voglia di incoraggiare la figlia, di renderla sicura dei propri mezzi perché possa affrontare al meglio il mondo ne fanno un papà ideale. Per stessa ammissione di Avati, in una affollata conferenza stampa di presentazione del film, è un papà che gli assomiglia molto: “Per qualunque genitore il figlio merita un mondo perfetto e, dato che così non è, si è disposti ad inventarsene uno diverso.”

In questo caso però l’eccesso di amore ne fa anche un padre cieco. Non vede e non ammette i reali problemi della figlia. Così facendo non li affronta, ma li esaspera. Diventa colpevole, in qualche modo complice del delitto che Giovanna, incapace di distinguere le illusioni dalla realtà, non si rende conto neppure d’aver commesso.

E’ una sciagura che si abbatte sul piccolo nucleo famigliare. Tutto cambia per i Casali: additati dall’intero quartiere, guardati con sospetto ed odio. La madre (Francesca Neri) si stacca e si disinteressa completamente del destino della figlia. Il padre per starle vicino si trasferisce e manda all’aria la sua grigia, ma tranquilla, vita quotidiana, perdendo quelle poche certezze che si era conquistato: casa e rispetto. Sullo sfondo c’è la fine del fascismo, ma potrebbe essere una storia d’oggi. Un tentativo di capire cosa può succedere all’interno di una famiglia quando si ritrova travolta da vicende simili: oggi come un secolo fa. La cronaca si butta a capofitto su queste tragedie, analizzando e raccontando la vita delle persone coinvolte. Ma cosa succede dopo, quando si affievolisce l’interesse morboso della gente? Che succede davvero dentro le mura di quelle case: possono resistere i legami d’affetto e trovare un nuovo, giusto equilibrio?