I liceali

La scuola che non c’è

 

La pubblicazione, contemporanea alla trasmissione del telefilm, della sceneggiatura, è la prova ulteriore che “I Liceali” rientrano in un’operazione commerciale, che si completa con la pubblicità, per niente occulta, contenuta nel libro. Quanto all’argomento, la fiction di Canale 5 (mercoledì e venerdì, ore 21.15), si colloca nella scia del filone alla Federico Moccia e di noti telefilm nostrani e importati, piuttosto che nella produzione cinematografica in genere di maggior spessore artistico e sociale, che Daniel Pennac cita in “Diario di scuola”.

Il riferimento è a un’immaginaria II A di un liceo classico dei quartieri alti romani (la IV classe della scuola media superiore), che funge da protagonista collettivo; tuttavia prevale il collage di schegge di storie individuali e neppure l’avventura didattica del prof. Cicerino, trasferitosi a Roma da Frosinone, e il suo rapporto con la collega Enrica assumono un rilievo dominante. L’intrigo da commedia sentimentale crea strane analogie fra allievi e docenti, presentati come due mondi incomunicabili, nonostante lo sforzo di edificare ponti da parte di Cicerino; gli uni afflitti dalla noia e con la mente altrove, gli altri schiacciati da demotivazione e scetticismo.

E’ il ritratto generalizzato sbandierato dai mass media. Non indenne da stereotipi è il personaggio in sé positivo di Cicerino (efficace l’interpretazione di Giorgio Tirabassi), insegnante-eroe, ingenuo e un po’ narcisista, non quanto però il suo archetipo Keating del film “L’attimo fuggente”. La vita scolastica, spazio per eccellenza relazionale e formativo diviene nella fiction la succursale di un vissuto adolescenziale a caccia di forti emozioni, rischi, aggressività.

Sul piano filmico, una piatta ripetitività cerca di riscattarsi nel gioco troppo scoperto degli equivoci e dei colpi di scena drammatici, che richiamano fatti di cronaca e aspetti patologici della condizione giovanile o del retroterra familiare. Un colpo di teatro grottesco concluderà la serie, mettendo a nudo le angosce del capobranco. “I Liceali” sono un campionario semplicistico della nostra informazione quotidiana.

Ma è questa la scuola? E’ chiaro che il compito dei genitori e degli insegnanti è sempre più difficile e delicato. In “Registi di se stessi”, ragionando sulle strategie relazionali, Ludovica Scarpa li avvicina ai manager, ma il loro successo non sempre è altrettanto valutabile nell’immediato. Questo telefilm trasforma la minoranza distratta di una classe in maggioranza, sovvertendo i dati del “Rapporto Giovani”2007 dell’Istituto IARD, in cui i 2/3 degli intervistati dichiara l’istruzione molto importante e solo il 4% non le attribuisce nessun valore. Anche il rapporto cogli insegnanti registra un 80% di fondamentale positività. Sarebbe comunque sbagliato trascurare gli indicatori negativi e le aree di stress, noia, oppressione e attribuirne la causa solo alla condizione adolescenziale.