Al cinema

di Angela Bosetto

In un vecchio cinema fumoso, un timido bambino, Carl Fredricksen, segue rapito un documentario sulle gesta del suo eroe, il celebre esploratore Charles Muntz. Poco dopo conosce casualmente una coetanea, Ellie, con un carattere vivacissimo e la sua stessa passione per le avventure esotiche. Da una bella amicizia nasce l’amore, dall’amore germoglia un felice matrimonio, rattristato solo dall’impossibilità di avere dei bambini, al quale segue una serena vecchiaia da trascorrere insieme. Purtroppo, il destino crudele colpisce duramente la loro unione: Ellie si ammala e muore lasciando il marito solo. Senza la moglie, la vita appare a Carl come una lunga attesa triste e vuota. Si chiude in se stesso, diventando burbero e scostante, pur continuando a parlare con Ellie come se lei abitasse sempre con lui.

Quando gli imporranno di ritirarsi in un centro per anziani e lasciare l’amata casa (che ai suoi occhi incarna Ellie stessa) affinché venga demolita, Carl si ribellerà e, sollevando l’abitazione grazie a una nuvola di palloncini, si dirigerà in volo verso le Cascate Paradiso in Sudamerica, dove lui ed Ellie avevano sempre fantasticato di abitare da giovani per seguire le orme del grande Muntz.

Questa non è la trama completa di Up, ultimo nato in casa Pixar (curiosamente, proprio di nascite parla Parzialmente nuvoloso, il cortometraggio che precede il film), ma soltanto l’inizio. Carl non sa che sulla sua veranda è rimasto intrappolato un volonteroso piccolo boyscout, Russel, desideroso di aiutarlo per ottenere l’unica onoreficenza che manca al suo medagliere di giovane esploratore. Né che in Sudamerica, tra strambi uccelli e cani parlanti, incontrerà proprio il famoso Muntz, ben diverso da come se l’era immaginato.

Sino ad ora, nessun film d’animazione aveva mai affrontato temi tanto dolorosi (la morte, la solitudine, l’abbandono, la disillusione) con tale delicatezza. Indagando un tipo di rapporto semisconosciuto nella cinematografia occidentale (per ragazzi e non), ossia quello tra un anziano e un bambino fra i quali non sussiste alcun rapporto di parentela, la pellicola invita le diverse generazioni al dialogo e alla comprensione. Grazie ai valori universali si possono gettare ponti verso direzioni in cui non si aveva mai nemmeno pensato di guardare e compiere imprese ritenute impossibili sino a poco prima. Basta che a guidare corpo e spirito sia il cuore.

La casa che si alza in cielo sorretta dalla forza dei sogni, simboleggiati dai palloncini colorati, crea nell’animo dello spettatore la stessa poetica sospensione d’incredulità che oltre vent’anni fa avevano provocato le biciclette volanti di E.T.

Up è al tempo stesso dolce e amaro, triste e divertente, proprio come la nostra esistenza. Alla fine non contano il dove, il come e il quando: la più bella delle avventure è trascorrere la vita al fianco di qualcuno da amare.