Arriva il Digitale

Nella notte tra il 15 e il 16 febbraio inizia l’operazione Digitale Terrestre. Da lunedì RAIDUE e RETE 4, nelle zone servite dai ripetitori della Paganella e del Finonchio, si riceveranno solo tramite decoder

Migranti digitali In Trentino, fra i primi in Italia, il digitale terrestre scatta a febbraio: opportunità democratica o solo nuovo businnes?

di Piergiorgio Franceschini


La Sardegna è stata la prima in assoluto. Presto toccherà alla valle D’Aosta e a noi trentini insieme ai bellunesi, questi ultimi per una volta sul carro giusto dell’autonomia. O forse no. Chi lavora nel settore infatti non usa mezzi termini per dire che il digitale terrestre è spinto da ragioni commerciali. Ci vendono la storia dell’interattività, dei nuovi canali, delle tante opportunità, ma la sostanza sarebbe un’altra: una macchina inventata dai broadcaster, dai produttori televisivi, per fare soldi con i canali a pagamento.

Come dire: ci sarà sì la moltiplicazione dei canali, visto che nello spazio di frequenza di uno attuale ce ne staranno sei. Ci sarà un segnale qualitativamente migliore, basta ad esempio con il mitico effetto neve o le immagini doppie, perché il digitale o lo vedi bene o non lo vedi per nulla.

Ci sarà anche un altro incontestabile dato di fatto dal sapore vagamente democratico: chiunque al mattino si svegli con l’idea di fare Tv, è sufficiente contatti un Carrier, cioè un gestore di rete di diffusione, affitti un canale (per una diffusione locale si parla di almeno duecentomila euro l’anno), si doti di una facile concessione ministeriale e di un minimo di attrezzatura e voilà, è pronto per diventare “fornitore di servizi”. Molto più semplicemente: andare in onda. Con ciò che ne consegue: maggior scelta nell’offerta da un lato, opportunità di accrescere il consumo televisivo raggiungendo pubblici diversificati dall’altro. E con un rischio pendente come spada di Damocle: il probabile collasso della qualità, con un’invasione, ad esempio, di canali gratuiti commerciali e l’incubo, solo per dirne una, di pentole e materassi ad ogni angolo.

Quando mancano due mesi al 15 febbraio, data che segnerà l’inizio anche in una parte del Trentino, seppur per le due sole reti Raidue e Rete 4, della “migrazione al digitale” come si definisce in gergo tecnico, non siamo messi granché bene. Non lo sono i cittadini, visto il basso numero di apparecchi nelle nostre case predisposti alla ricezione del nuovo segnale: troppo pochi rispetto al protocollo fra Provincia e Ministero che prevedeva entro gennaio la presenza nel 65% delle case di decoder o Tv che lo incorporano. In questi giorni è in corso una indagine statistica, ma è assai improbabile si arrivi a quella percentuale in tempo utile.

Sul versante produttivo, i grossi Carrier e al tempo stesso fornitori di servizi come Rai e Mediaset sono bene avviati. In via sperimentale già trasmettono in digitale da anni su Trento città e potrebbero estenderne la diffusione senza difficoltà già fin d’ora. Faticano invece molto di più ad adeguarsi al nuovo standard le emittenti locali, per le quali lo switch-off, ovvero la scadenza ultimativa per lo spegnimento dei sistemi di trasmissione analogici e l’accensione di quelli digitali è fissata peraltro a metà ottobre. I costi per l’adeguamento dei ripetitori in un territorio morfologicamente difficile come il nostro sono decisamente ingenti, con TCA più avanti di RTTR nella pianificazione. Entrambi sono però al tempo stesso gestori di rete ed emittenti, con la possibilità di affittare canali a terzi e quindi allargare le prospettive di businnes. Pare che la Provincia sia fra i primi potenziali clienti, con l’intento di offrire da Piazza Dante informazioni di servizio ai telespettatori trentini. Ma solo quando la grande migrazione sarà approdata alla meta.

    Decoder, ma quale?

La domanda sorge spontanea in questi giorni in migliaia di trentini di età pari o superiore ai 75 anni raggiunti da una lettera di Governo e Provincia in cui si annuncia un contributo di 50 euro per l’acquisto di un decoder digitale. E’ sufficiente presentarsi muniti di documento e ricevuta di pagamento del canone Rai 2008 da uno dei rivenditori autorizzati (elenco su http://decoder.comunicazioni.it).

In sostanza, a parte le tivù con sintonizzatore digitale integrato, esistono due tipi di decoder: il semplice ricevitore di canali, oppure l’apparecchio multimediale/interattivo, dotato cioè della possibilità di leggere le schede per i programmi a pagamento (ad esempio Mediaset Premium o LA7 Cartapiù) e connettersi ad un fornitore di servizi attraverso la linea telefonica.

Il costo è notevolmente diverso, pressoché raddoppiato dal primo al secondo.

Attenzione, perché il contributo ministeriale vale solo per i decoder interattivi.

Sicché, se l’utente non ha intenzione di avvalersi di tale opportunità, farà bene a fare due conti: in molti casi, pur con il bonus statale, andrà infatti a pagare di più rispetto all’apparecchio “normale”.